Ho da anni la passione
per la cucina, so cucinare molto bene, ho posseduto e diretto diversi
ristoranti e sono autore d’un libro sull’argomento.
Adoro la cucina italiana
ma quando sono in Brasile non vado mai in un ristorante italiano per non
arrabbiarmi, scelgo semmai ristoranti di cucina brasiliana. La gastronomia brasiliana è variata e niente male ma saltuariamente desidero mangiare piatti italiani. Per soddisfare il desiderio cucino io a casa mia gustandomi il
pasticcio di tagliatelle, il baccalà alla vicentina o il brasato che dir si
voglia, preparati come si deve. Purtroppo però non sempre è facile procurarsi
gli ingredienti necessari.
Nel Paranà, per esempio,
lo Stato dove mi trovo ora, non si trovano acciughe ne fresche ne sotto sale.
Mi sono arrangiato
preparando da me sarde sotto sale. Due mesi d’attesa perché “maturino” ma il
risultato è stato accettabile, certo mica come le acciughe... lo sò bene io che
ho vissuto in Sicilia a Sciacca dove si producono.
I funghi secchi qui si
trovano, non i porcini italiani, cileni invece, ma saporiti e niente male. Li
uso anche in molte altre ricette.
Il tonno sottolio non è
quello sardo di Carlo Forte o siciliano ma risulta accettabile.
Il burro, se si cerca se
ne trova di eccellente, artigianale, come difficilmente succede in Italia.
Il punto più dolente è il
parmigiano: si trovano prodotti nazionali ma sono una mezza porcheria ed
oltretutto carissimi, quello importato dall’Italia è disponibile solo nelle
capitali e a prezzi da sceicchi.
La città che offre in
assoluto la più vasta gamma di prodotti, alimentari e non, è São Paulo.
Megalopoli di circa 18 milioni di persone e capitale economica del paese offre
tutto ciò di cui ci si può immaginare. Cercate una speciale spezia che cresce
solo in una remota regione delle steppe della Mongolia e che si deve
raccogliere obbligatoriamente durante quella specifica settimana all’anno? A
São Paulo la potete trovare, certo, dovete cercarla un pochino, ma prima o poi
salta fuori. A São Paulo tutto si trova e tutto si perde, tra le sue periferie
e baraccopoli si perdono le speranze di chi è arrivato dal Nord Est del Paese
in cerca di fortuna, si perdono gli automobilisti che osano sporgere il naso
fuori dagli abituali percorsi stradali conosciuti da anni, si perdono le
innocenze in una città che esige di diventar grandi in fretta, si perdono le
dolcezze che da sempre riempivano il fondo degli occhi dei sognatori e dei
poeti.
São Paulo esige che si
rinasca in altre forme e con altre capacità altrimenti ne vivrai sempre ai
margini. O si ama quella città o la si odia formando così due opposte fazioni,
una delle quali si chiama Rio de Janeiro e la sua differente filosofia di vita brasiliana.
Se si è alla procura di
qualcosa d’inusuale però a meno che non si viva a São Paulo bisogna un po
arrangiarsi, ma comunque in Brasile le imperfezioni negli ingredienti sono
ampiamente compensate dagli effetti psichici sulla preparazione del cibo dovuti
a: cordialità generale, ritmo e cultura di vita, assenza dei nostri politici,
bellezze naturali, clima, sano spirito godereccio, la scala delle priorità, e
naturalmente le varie Josefinas, Marias
Joanas, Paulas, Annas, Fabiolas che collaborano non poco per migliorare
l’armonia e la soddisfazione, il risultato culinario se ne avvantaggia eccome,
credetemi. Se vi raccontassi l’influenza positiva di Marlì mentre preparavo dei
semplici spaghetti al pomodoro...
Anche la buona musica
influisce naturalmente, in questo momento sto ascoltando a volume molto molto
alto i grandi B-52’s, hanno un pezzo che si chiama “Quiche Lorraine”, è tutto
un programma di torte salate... ma qui siamo in altre preparazioni.
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